Il calabrone è il più grosso Vespide europeo. Con il termine calabrone vengono spesso erroneamente identificati l’ape legnaiuola e il bombo terrestre. In Toscana è conosciuta con il soprannome di ammazzacavalli, perché pare che la puntura di un certo numero di insetti possa uccidere addirittura un cavallo.
L’adulto è glabro, di colore bruno rossiccio con macchie e strisce gialle.
La femmina può raggiungere i 5cm di lunghezza, mentre il maschio e le operaie misurano 2-2,5 cm.
Il sesso femminile è dotato di pungiglione, le cui punture sono molto fastidiose, talvolta mortali, per l’essere umano.
I calabroni vivono in nidi esternamente a forma di sfera in colonie di 30-40 esemplari.
Le femmine fecondate, trascorrono l’inverno in letargo, nascoste nei tronchi e nelle cavità del terreno. Quando escono dal letargo, cercano un luogo adatto per procedere alla costruzione del nido, che, sia che sia sospeso o che si trovi nel terreno, avrà sempre l’apertura delle celle rivolta verso il basso.
Il materiale usato per la costruzione del nido e legno impastato impastato con la saliva.
Non appena il nido è pronto, la femmina di calabrone depone le uova, depositandone una per ogni cella presente. Dopo qualche giorno si ha la formazione delle larve che vengono nutrite dalla femmina di calabrone, inizialmente con nettare, ed in un secondo momento, anche con altri vespidi. Dopo nove giorni si ha la trasformazione della larva in ninfa e dopo altre due settimane un’ulteriore evoluzione trasforma la ninfa in operaia sterile.
La temperatura interna del nido si mantiene sui 30° e nei giorni più caldi le operaie spruzzano dell’acqua sulle celle per mantenerle fresche. Nei giorni di brutto tempo, il processo si inverte e le larve provvedono al sostentamento delle operaie, producendo una sostanza zuccherina.
Dalla seconda metà di settembre arrivano i maschi, che nascono da uova non fecondate e le femmine fertili, che arrivano da uova comuni ma deposte in celle particolari. Con l’avvicinarsi dell’inverno, il processo riprende avvio e al freddo che arriva sopravvivono solo le femmine feconde.
Le punture di calabrone, anche se di rado vengono rivolte all’umano, a differenza delle vespe, sono comunque molto dolorose.